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Curare la depressione

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La depressione

I sintomi che caratterizzano questo disturbo sono la tristezza invincibile, la mancanza di energia, l'anedonia ossia l'incapacità di godere dei normali piaceri, i problemi vegetativi relativi all'alimentazione, al sonno e di autoregolazione.

La depressione

Freud fu il primo che ha paragonato le condizioni depressive chiamate col termine "melanconia" con il lutto normale. Nelle reazioni di lutto si percepisce il mondo esterno impoverito di qualche aspetto importante per esempio alla perdita di una persona cara, mentre nelle reazioni depressive ciò che si sente perduto è una parte del Sé. Il processo del lutto termina con un lento recupero del tono dell'umore, mentre la depressione può proseguire a lungo nel tempo.

Dagli studi delle storie familiari, sui gemelli e sui figli adottivi appare evidente che la psicologia depressiva si strutturi nelle famiglie, ma nessuno può stabilire con sicurezza in che misura le tendenze depressive siano geneticamente determinate o se invece sia il comportamento dei genitori depressi a provocare questo tipo di reazione nei figli. Oggi si è più propensi a pensare che vi sia un prototipo di risposta alla perdita in età precoce con tutte le emozioni, le razionalizzazioni e le esperienze somatiche che la accompagnano. Tale prototipo è capace di influenzare il funzionamento cerebrale e può essere messo in atto con la propria prole. Nel concetto di perdita sono racchiuse diversi significati.

Si parla di perdita non solo quando il bambino vive un'esperienza precoce di separazione come la perdita di uno dei genitori o di entrambi o a causa di un divorzio, ma anche quando il bambino è costretto a rendersi prematuramente autonomo rispetto a una figura genitoriale che non rispetta i tempi del suo naturale bisogno di attaccamento sia interrompendolo bruscamente sia ritardandolo.

Quali sono i sentimenti che provano le persone depresse in età adulta o adolescenziale? Quando si è in uno stato depressivo si tende distogliere dagli altri e dirigere verso se stessi gran parte dei sentimenti negativi lamentandosi modo sproporzionato per le proprie mancanze.

Infatti esse si sentono in colpa e provano un profondo sentimento di tristezza. Il meccanismo difensivo che sta alla base di tali sentimenti è l'interiorizzazione della persona che le ha fatto soffrire. Mentre le sue qualità vengono ricordate con tenerezza, i suoi lati negativi vengono percepite come parti del Sé. In tal modo la persona depressa si sente "cattiva" e colpevole di aver allontanato l'oggetto amato.

Questo stesso meccanismo psicologico è caratteristico delle donne maltrattate che continuano a rimanere legate a partner sconsiderati e abusanti, perché non si ritengono abbastanza compiacenti e disponibili nei suoi confronti sentendosi colpevoli del mancato funzionamento del loro rapporto di coppia.

I fattori che possono condurre a un adattamento depressivo sono molteplici: in una società in cui gli adulti non riescono a trovare abbastanza tempo per ascoltare con sensibilità le esigenze dei bambini, in cui le separazioni sono un fenomeno diffuso e le emozioni dolorose possono essere ignorate grazie a farmaci capaci di contrastarle artificialmente o a distrattori che la stessa società ci offre, non c'è da meravigliarsi che il tasso di depressione e di suicidio giovanile sia vertiginosamente aumentato insieme alle compulsioni antidepressive come l'abuso di psicofarmaci, gli eccessi alimentari o il gioco d'azzardo con la diffusa ricerca di gruppi di auto- aiuto che tentano di colmare il senso di isolamento e di vuoto.

La condizione più importante della terapia con persone depresse è un'atmosfera di accettazione, rispetto e impegno alla comprensione. Il terapeuta deve porre particolare attenzione a non esprimere giudizi ad essere emotivamente costante. Tra paziente terapeuta deve costruirsi una relazione empatica significativa in cui vengono a poco a poco elaborati gli episodi traumatici di "perdita" e dei pensieri di svuotamento e di colpa ad essa connessi.

Dott.ssa Antonella Buonerba
Psicologa, Psicoanalista, Prof.ssa di Filosofia e Scienze Umane - Salerno (SA)


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Dott.ssa Antonella Buonerba Psicologa, Psicoanalista, Prof.ssa di Filosofia e Scienze Umane
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Iscritta all’Ordine degli psicologi della Campania n. 2635/A dal 25 maggio 2006
Laurea in Psicologia (indirizzo Psicologia clinica e di comunità)

 

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