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La nevrosi di angoscia (fobie)

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La nevrosi di angoscia (fobie)

Le fobie rappresentano il compromesso più semplice e immediato fra impulso e difesa, ciò a dire che nelle persone fobiche l'angoscia genera altra angoscia.

La nevrosi di angoscia (fobie)

L'Io che percepisce una situazione di pericolo, vuole mettere in guardia se stesso ma nel far questo fallisce generando altra angoscia o panico, nelle forme più estreme.

In realtà ciò si verifica in quei soggetti che hanno già una predisposizione a generare angoscia. Il primo attacco di panico è rappresentato dal fallimento dell'Io e dall'insorgenza prepotente dell'angoscia. Questa viene poi controllata fino a quando non ha luogo un’ allusione alla situazione iniziale che l'ha scatenata.

Le situazioni o le persone temute dal paziente vengono "sessualizzate" dal suo inconscio per cui esse simbolizzano sia tentazioni per impulsi inconsci sia la punizione per tali impulsi, o la combinazione tra questi.

Freud ha descritto la paura di essere morso da un cavallo nel caso del piccolo Hans (1908) dove tale paura rappresenta un'espressione orale a carattere regressivo dell'idea di castrazione. Anche la descrizione del caso L'uomo dei lupi (Freud 1914) verte sugli stessi temi. In realtà ciò che è veramente temuto viene represso nell'inconscio mentre la paura viene "spostata" su di un oggetto esterno che rappresenta il suo sostituto: il pericolo istintivo interno viene spostato su un pericolo percettivo esterno.

Oppure la paura dello sporco attiene sia a problematiche relative al complesso di Edipo, sia regressivamente a temi riguardanti la fase anale.

Un'altra tipica fobia può essere la paura eccessiva degli esami dove l'esaminatore può rappresentare inconsciamente l'autorità paterna e la situazione di esame i tentativi edipici di sconfiggere il senso d'inferiorità e la paura di castrazione.

Per quanto riguarda le fobie relative agli spazi chiusi (claustrofobia) o aperti (agorafobia) o anche le fobie del tempo (per cui i pazienti si sentono imprigionati nei loro doveri oppure hanno la necessità di colmare il tempo vuoto, avvertito come angosciante alla stessa stregua degli spazi vuoti degli agorafobici) è importante sottolineare il meccanismo della proiezione: le eccitazioni sessuali inconsce vissute negli stadi critici della propria infanzia, vengono proiettate e rappresentate da una situazione esterna temuta.

Ciò che può essere d'aiuto al paziente è il pensare di avere una via di fuga o la presenza di una persona fidata. Quest'ultima in particolare, non ha solo l'effetto di placare l'angoscia ma rappresenta anche il genitore che inconsciamente e regressivamente è stato odiato, ma che rassicura con la sua presenza e fa si' che i propri desideri aggressivi non possano generare nulla di male.

Per quanto riguarda le nevrosi infantili esse rientrano nel normale sviluppo di ogni bambino il quale teme, in certi momenti, il rimanere da solo, il buio e gli animali. Ciò che in realtà egli teme non è esterno, visto che non è ancora in grado di giudicarlo, ma i suoi impulsi interni che sono talmente preponderanti da necessitare di una persona significativa che lo aiuti ad arginare i suoi sentimenti inconsci. Questi si trasformerebbero inevitabilmente in angoscia se tale persona, per un motivo qualsiasi, venisse a mancare.

Alcune angosce dei primi anni di vita spariscono con la crescita, mentre altre formano una base di ulteriori nevrosi. Generalmente con il rafforzamento dell' IO la maggiore fiducia verso una realtà affettiva esterna rassicurante, anche i sentimenti e le paure inconsce si ridimensionano.

Un ruolo importante per l'evoluzione della nevrosi in un senso o nell'altro, è l'aver assistito da parte del bambino, magari involontariamente, a scene sessuali soprattutto tra i genitori. L'osservazione della scena pone l'individuo in uno stato traumatico conflittuale esponendolo ad un'eccitazione inappropriata e alla possibilità del pericolo, fattori determinanti che creano la predisposizione allo sviluppo della nevrosi in termini quantitativi.

Ulteriori significati dello stato nevrotico sono rappresentati dall'identificazione con l'uno o l'altro genitore, l'età del bambino e la sua storia personale.

Occorre in definitiva, individuare durante il percorso psicoanalitico la natura dei conflitti psichici che stanno alla base della sintomatologia fobica. In tal modo è possibile rinvenire alla guarigione del paziente.

Dott.ssa Antonella Buonerba
Psicologa, Psicoanalista, Prof.ssa di Filosofia e Scienze Umane - Salerno (SA)


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Dott.ssa Antonella Buonerba Psicologa, Psicoanalista, Prof.ssa di Filosofia e Scienze Umane
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Iscritta all’Ordine degli psicologi della Campania n. 2635/A dal 25 maggio 2006
Laurea in Psicologia (indirizzo Psicologia clinica e di comunità)

 

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