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I meccanismi di difesa in adolescenza

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I meccanismi di difesa in adolescenza

Alcuni ragazzi vivono l'adolescenza in maniera non conflittuale ed evitano le scelte fondamentali dell'esistenza ( ideologiche, politiche, religiose, ecc.) accettando le indicazioni prevalenti nella famiglia o nel gruppo sociale al quale appartengono.

I meccanismi di difesa in adolescenza

Per la altri invece, la spinta all'affermazione personale è più intensa e la fase adolescenziale è vissuta con maggiore drammaticità: c' è l'esigenza di dare un senso nuovo ed originale alla propria vita e di raggiungere la propria identità attraverso un maggior carico di ansia e tensione. Il rigetto dei modelli genitoriali è vissuto con una coercitività che aggrava il sentimento di frustrazione.

Anna Freud nel saggio L'Io e i meccanismi di difesa, ha individuato le difese attraverso le quali l'adolescente cerca di resistere alla spinta istintiva di rimanere legato a vecchi oggetti d'amore (i genitori).

Narcisismo

E' il tentativo di valorizzare il proprio io facendone nel centro dell'universo; tale meccanismo rappresenta un notevole aiuto in quanto esalta l'autostima dell'adolescente proprio nel momento in cui ha bisogno di tutto se stesso per affrontare le difficoltà. Una maggiore autoesaltazione facilita il tentativo di ricerca di se stessi.

Ascetismo

Attraverso questo meccanismo il giovane teme e rifiuta le richieste istintive adottando la linea intransigente di sbarrare la via ai desideri con proibizioni rigorosissime. Le proibizioni possono interessare ad esempio il rifiuto ad inviti e feste di amici, o l'abbigliamento estremamente dimesso, o un'alimentazione ridotta al minimo. Vi è un rifugio nella spiritualità interrotto però da eccessi opposti in cui l'adolescente si concede senza limiti ciò che prima si era proibito.

Intellettualizzazione

L'intellettualizzazione mira a trasferire il conflitto dal piano delle emozioni a quello del pensiero. Per questo l'adolescente si immagina di essere un conquistatore, un divo o un trionfatore, o al contrario una vittima e un martire. Invece i grandi temi religiosi, filosofici e politici a cui sono interessati gli adolescenti risultano una traduzione intellettiva dei conflitti sessuali ed aggressivi che premono e la necessità di controllarli.

L' ascetismo e l'intellettualizzazione rappresentano, dunque, una difesa contro gli oggetti d'amore dell'infanzia che, invece, inconsciamente vengono ancora ricercati. Invece l'attuale idealizzazione e ammirazione verso l'oggetto extrafamiliare è accompagnata da timore e diffidenza.

Scissione

Tale meccanismo di difesa viene utilizzata soprattutto nelle esperienze di ansia e di colpa. Per effetto della scissione riemerge il controllo onnipotente per cui la coppia genitoriale è relegata a un ruolo di sudditanza e acquiescenza, mentre attribuisce a se stesso la stessa onnipotenza che egli aveva attribuito ai suoi genitori. Infatti l' inedia, l'insuccesso scolastico, i comportamenti devianti ecc. costituiscono i tentativi di mettere all' angolo la coppia genitoriale, mentre egli pensa di "avere il controllo della situazione".

Identificazione proiettiva

E' il meccanismo di difesa per cui i genitori e gli adulti diventano il vaso contenitore di tutta la propria aggressività. Infatti l’oggetto esterno ha il compito di contenere le proiezioni dell’ odio, di parti del sé sofferenti e di oggetti interni persecutori.

La comparsa di queste difese non è un fenomeno patologico, ma funzionale per lo sviluppo dell’adolescenza. Se la famiglia si mostrerà accogliente e comprensiva, l’ adolescente potrà mettere in atto anche difese come l’ idealizzazione rivolte all’ ambiente extrafamiliare con il compito di compensare il senso di vuoto provocato dalla frammentazione e scissione di parti del sé. L’idealizzazione può essere rivolta a persone, idee ed interessi culturali; quindi accanto ad atteggiamenti cinici, superbi ed arroganti, tipici delle difese maniacali, abbiamo interessi artistici, culturali ed umanitari caratteristici di meccanismi difensivi più evoluti.

Il ruolo del gruppo

Il gruppo dei coetanei riveste un’importanza decisiva perché consente che la scissione e l’idealizzazione possano operare insieme.

Dapprima il gruppo sarà costituito da soli maschi e sole femmine e questo con lo scopo di superare le angosce relative alla propria identità sessuale e inoltre consentono una pluralità di identificazioni con la possibilità da parte dell’adolescente di sperimentare vari ruoli corrispondenti a varie parti del sé. Con la fuoriuscita dal gruppo omosessuale di alcuni membri per una scelta di coppia, come l’amicizia e l’innamoramento, si attua il passaggio dal gruppo pubere al gruppo eterosessuale che non è più caratterizzato dalla proiezione di parti del sé, ma diventa il campo in cui si prende la misura dei propri limiti, si prende atto e si condivide l’integrità del sé. Dall’esperienza dell’impotenza l’adolescente riscopre il suo mondo interno, non più temibile, ma arricchito da nuove esperienze esterne.

Conclusioni

Il libro di Alessandro D’Avenia L’arte di essere fragili  Come Leopardi può salvarti la vita ci invita a riflettere sulla particolare condizione di fragilità che caratterizza questa fase del ciclo vitale.

Tale condizione, secondo l’autore, si acuisce ancora di più quando l’adolescente finge di non esserlo, mascherandosi dietro l’apparente ostinazione e ruvidezza di atteggiamenti che nascondono solitamente la paura di affrontare determinate situazioni. L’adolescente infatti, oscillando, come si è detto, tra lo stato infantile caratterizzato dall’egocentrismo, e quello adulto, dove prevale l’assunzione delle proprie responsabilità, si trova a vivere dei conflitti che possono causare notevole disagio influenzando così le sue scelte.

Dobbiamo pensare e credere che queste inquietudini sono normali e rappresentano lo sforzo che i ragazzi adolescenti compiono nel cercare di capire se stessi nel marasma della vita.

Ma quando gli eventi esterni o le problematiche interne impediscono al ragazzo adolescente di prendersi tutto il tempo gli spazi necessari per ristrutturare la propria personalità e il proprio progetto di vita, succede che assistiamo a comportamenti estremi interpretabili come segni di fragilità, ma anche come messaggio rivolto all’adulto, una ricerca di ascolto e di aiuto affinché egli possa riconquistare la fiducia in se stesso e nella vita.

È quindi compito dell’adulto affermare e ribadire, quando l’adolescente lo richiede: “Io ci sono per te” cercando di non essere invasivi e rispettando il fatto che non ci relazioniamo più con un bambino ma con un giovane che sta cercando il suo equilibrio e a cui non va mai imposto alcunché rispetto alle idee e ai valori dell’età adulta.

L’ esserci assume quindi per l’adolescente il significato di un salvagente, a cui lui può aggrapparsi quando sente la fatica dell’autoaffermazione e una protezione per i suoi impulsi interni e le stimolazioni esterne capaci di suscitare una carica emotiva troppo intensa da gestire.

L’adulto, infine, è chiamato ad essere il testimonial elettivo della nascita dei sogni dei ragazzi, importantissimi veicoli tra presente e futuro, momento in cui le aspirazioni prenderanno una certa consistenza.

Accompagnare e supportare gli adolescenti diventa la nostra responsabilità per la crescita e lo sviluppo della società.

Dott.ssa Antonella Buonerba
Psicologa, Psicoanalista, Prof.ssa di Filosofia e Scienze Umane - Salerno (SA)


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Dott.ssa Antonella Buonerba Psicologa, Psicoanalista, Prof.ssa di Filosofia e Scienze Umane
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Iscritta all’Ordine degli psicologi della Campania n. 2635/A dal 25 maggio 2006
Laurea in Psicologia (indirizzo Psicologia clinica e di comunità)

 

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