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Comunicare se stessi agli altri

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Comunicare se stessi agli altri

Comunicare se stessi agli altri

L’importanza dell’immagine

L’immagine che trasmettiamo attraverso il nostro modo di essere determina il successo delle nostre relazioni sociali.

Ogni giorno, nei nostri incontri, cerchiamo di dare un’immagine positiva di noi agli altri e facciamo affidamento sull’impressione che gli altri ci trasmettono.

Ma quali sono i motivi che ci spingono a preoccuparci dell’impressione che diamo agli altri?

Attraverso un’immagine positiva di noi stessi possiamo contare su un’accettazione e simpatia altrui, godendo di una migliore qualità della vita e ottenendo più facilmente privilegi, sia materiali che sociali.

Inoltre, presentare un’immagine positiva suscita negli altri reazioni favorevoli, cosa che rafforza la nostra autostima e induce alla reciproca accettazione e integrazione favorendo la costruzione di una società ordinata e armonica.

Quindi, si può affermare che l’immagine è parte integrante della comunicazione umana.

Curare la propria immagine è di fondamentale importanza per le proprie comunicazioni.

L’immagine di sé è il modo in cui ognuno vede se stesso, come  si considera, in modo più o meno positivo. Essa si forma durante la prima infanzia quando un bambino, se viene accudito e protetto, si sente amato e perciò degno di considerazione e cura.

Sviluppa dunque un senso di amore verso se stesso e una buona autostima. Al contrario, un bambino trascurato nei primi anni di vita maturerà senso di disprezzo verso di sé.

Però l’immagine di sé si forma lungo tutto il corso della vita, grazie ai successi e ai fallimenti vissuti e anche grazie ai ritorni forniti dagli altri.

L’immagine del sé non corrisponde sempre all’immagine reale.

Le due immagini tendono ad avvicinarsi maggiormente quando percepiamo buona autostima e autoefficacia. Se per autostima intendiamo la valutazione che la persona fa di se stessa, l’autoefficacia è la fiducia che la persona nutre nella capacità di riuscire in ciò che fa (self-efficacy Albert Bandura 2000).

Tale percezione condiziona il nostro comportamento sotto vari aspetti:

  • gli obiettivi: più alto è il senso di autoefficacia, maggiori sono i traguardi che si vogliono raggiungere;
  • le motivazioni: il senso di autoefficacia determina la tenacia e l’ impegno di un individuo nel portare a termine un compito, ma anche la sua forza di resilienza ossia la capacità di rimediare agli errori e di sopportare gli insuccessi. Le persone che mancano di fiducia in se stessi desistono di fronte agli ostacoli;
  • le emozioni: il controllo dell’ansia è determinato in modo importante dall’autoefficacia percepita. Gli individui con scarso senso di autoefficacia percepiscono un maggior numero di situazioni come stressanti e amplificano la gravità dei possibili pericoli;
  • le decisioni: gli individui con scarso senso di autoefficacia riducono la gamma delle loro possibili prestazioni e dei traguardi da raggiungere.
L'immagine di se

L’immagine di sé e la percezione di autoefficacia determinano quanto ci sentiamo bene con noi stessi e dunque condizionano il nostro senso di benessere. Ciò influisce anche sulla percezione che gli altri si formano di noi: le persone che si piacciono e hanno stima di sé si comportano in modo più sicuro e risultano più simpatiche e capaci agli occhi degli altri.

Come migliorare l’immagine di sé

E’ possibile migliorare l’immagine di sé?

Innanzitutto non bisogna avere una sola immagine di sé generalizzata, ma possederne diverse e differenziarle in base alle situazioni e compiti. Ad esempio se ci sentiamo carenti in alcune attività, non è detto che lo siamo anche in altre. Inoltre bisogna tenere presente le circostanze in cui si è verificata una prestazione negativa, senza trarre conclusioni generalizzate.

A volte è necessario definire alcuni semplici obiettivi di auto-miglioramento delle proprie fragilità per modificare in positivo all’immagine di sé.

In pratica

Per realizzare un progetto di auto-miglioramento occorre stabilire un obiettivo significativo e realistico e fissare un arco di tempo per raggiungerlo. L’obiettivo va diviso in sotto-obiettivi, piccole tappe di un percorso più grande.

A questo punto di ogni sotto-obiettivo devi definire:

  • chi: le persone che sono coinvolte;
  • cosa: l’azione specifica da cambiare;
  • quando: le situazioni specifiche in cui mettere in atto il cambiamento;
  • come: la qualità, ma anche la quantità del cambiamento.

Misura i progressi, quantificandoli, e gratificati per il raggiungimento degli obiettivi prefissati.

Conclusioni

Come possiamo valorizzare l’immagine che si offre di sé agli altri?

Diventare consapevoli dei nostri comportamenti, del linguaggio verbale e non verbale, dei segnali inviati dal proprio corpo è il primo passo.

Spesso si è portati a ritenere che un’immagine vincente sia determinata dalla bellezza fisica. Eppure a tutti noi è capitato di essere affascinati da persone non certo avvenenti. Ciò che ci attrae degli altri non è il mero aspetto fisico, ma la personalità e l’identità del corpo esprime. Questa interiorità positiva diventa magnetica e si traduce in fascino e carisma.

Il fascino (dal latino fascinum= incantesimo) è fatto di gesti, di mimica facciale, di tono della voce, di intensità di sguardi.

Gli ingredienti più importanti del fascino sono senz’altro lo sguardo e il sorriso: infatti guardare negli occhi il proprio interlocutore, sorridendo, è segno di vero interesse nei confronti di chi ci sta di fronte. Inoltre è importante la postura del corpo, il nostro modo di porci nello spazio e nei confronti degli altri.

Essa deve corrispondere al nostro modo di essere, alla nostra personalità, che, se coltivata e arricchita nel tempo, determina le azioni e i comportamenti influenzando in maniera considerevole le relazioni con gli altri.


Dott.ssa Antonella Buonerba

Docente di Teoria e Tecniche della Comunicazione e Relazione

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Dott.ssa Antonella Buonerba Psicologa, Psicoanalista, Prof.ssa di Filosofia e Scienze Umane
Salerno (SA) - Avellino - Napoli

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Iscritta all’Ordine degli psicologi della Campania n. 2635/A dal 25 maggio 2006
Laurea in Psicologia (indirizzo Psicologia clinica e di comunità)

 

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