Psicologa, Psicoanalista, Prof.ssa di Filosofia e Scienze Umane | Salerno (SA)

Il lutto

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Il lutto

I paradossi

Con i termini cordoglio e lutto noi definiamo le reazioni che accompagnano le esperienze di distacco da persone e situazioni significative.

Cordoglio, dal latino cor-dolium (il cuore che duole) è il travaglio interiore sperimentato da chi vive una perdita e coinvolge la sfera emotiva, cognitiva, comportamentale e fisica della persona.

Il legame affettivo con la persona perduta caratterizza l’intensità e la durata del cordoglio.

Tale stato d’animo definisce anche chi è addolorato per altri eventi simili al lutto, come la fine del matrimonio, o chi deve spostarsi per ragioni lavorative o di studio. Accompagna anche gli emigranti che devono lasciare la propria terra in cerca di una vita migliore.

Il lutto, dal latino lugere (piangere) si riferisce al tipo di perdita connessa alla morte e include, oltre al cordoglio interiore, un insieme di pratiche e riti esterni, di natura culturale, sociale e religiosa che lo accompagnano.

Il lavoro nel lutto richiede dei tempi adeguati. Il tempo da solo non guarisce il dolore, ma è come si impiega questo tempo, cioè è il tipo di risposte che attiviamo davanti alla sofferenza, il fattore decisivo. Infatti come il processo di attaccamento impiega del tempo, così anche quello del distacco: più forte è il legame, più sofferto sarà il prezzo del distacco.
I rituali e le manifestazioni esterne sono necessarie perché le esperienze importanti della vita assumano una loro compiutezza e completezza. I riti che seguono al momento del distacco di una persona cara ci aiutano nel processo di elaborazione del lutto. Senza di essi non possono prendere avvio, se non in modo parziale, i processi psicologici che si attivano in seguito all’evento drammatico della perdita.

Ciò  vale anche di più per i bambini che devono essere coinvolti, in modo attento, nei riti che seguono al decesso di una figura significativa.

I compiti da portare a termine riguardano innanzitutto l’accettazione della perdita, l’espressione dei sentimenti legati alla persona che ci ha lasciato o all’evento luttuoso, l’adattamento al cambiamento verso sopraggiunte condizioni e il coinvolgimento in nuovi progetti che ci facciano  immergere di nuovo nella vita. Si tratta di processi psicologici che portano l’individuo gradualmente ad un riequilibrio del proprio status.

La mancata elaborazione del lutto, invece, può provocare malattie psicosomatiche, depressione, o anche morti anticipate.

Nella Metapsicologia del 1915 Freud affronta il problema del lutto e della melanconia il cui accostamento è giustificato dalla presentazione dello stesso quadro clinico di questi due stati.

Il lutto è la reazione alla perdita di una persona amata o di un’astrazione che ne ha preso il posto, cioè un ideale in cui il soggetto si identifica.

Il mondo appare come impoverito e svuotato, caratterizzato da un grave scostamento rispetto al modo normale di affrontare la vita. Tuttavia non possiamo parlare di stato patologico.
Il lutto verrà superato dopo un certo periodo di tempo, spesso senza alcuna interferenza, e l’IO ritroverà, dopo lo smarrimento iniziale, la sua totale o parziale libertà rispetto allo stato doloroso della perdita.

La depressione è caratterizzata da un doloroso e profondo senso di tristezza, da un venire meno dell’interesse per il mondo esterno, dalla perdita della capacità di amare, da un’inibizione di fronte a qualsiasi attività e da una svalutazione del sentimento del sé che si esprime in autorimproveri fino all’attesa di una punizione.
In che cosa consiste il lavoro svolto dal lutto?

Attraverso l’esame della realtà si arriva alla constatazione che l’oggetto amato non c’è più e la stessa realtà comincia a esigere che tutta la libido sia ritirata da ciò che è connesso con tale oggetto. Si è però restii ad abbandonare il proprio oggetto d’amore, anche quando si disponga già di un sostituto che lo inviti a farlo. Questa difficoltà può essere talmente intensa da sfociare in un estraniamento dalla realtà e in un’insistente adesione all’oggetto perduto. Poi la realtà piano piano prende il sopravvento, ma questo compito non può essere realizzato immediatamente, esige un dispendio di tempo e di energie di investimento in cui la libido si distacca gradualmente dai ricordi e dalle aspettative relative all’oggetto e l’ IO ridiventi di nuovo libero.

Per analogia anche nella depressione vi  è la reazione alla perdita di una persona amata, ma tale perdita è di natura più ideale identificandosi con l’esperienza dell’abbandono e spesso l’oggetto perduto è di natura inconscia. Ciò comporta uno straordinario avvilimento del sé, un enorme impoverimento dell’Io. E mentre nel lutto il mondo appare non avere alcun senso, nella melanconia, o depressione, impoverito e svuotato è l’ IO stesso. Il quadro clinico del delirio di inferiorità, prevalentemente di natura morale, è completato da insonnia, rifiuto del cibo “e da un  tratto notevolissimo sotto il profilo psicologico,  ossia dal superamento di quella  pulsione che costringe ogni essere vivente a restare fortemente attaccati alla vita”.
(S. Freud Lutto e melanconia- Metapsicologia 1915)

Possiamo quindi rinvenire nella sofferenza prolungata del lutto e nel quadro patologico della depressione esperienze precoci infantili di distacco da figure genitoriali dovute a circostanze esterne o a mancanza di sufficienti cure e attenzioni da parte dell’adulto.

Gli studi sulla teoria dell’attaccamento di Bolwby e delle cure parentali di Winnicott hanno consentito di ipotizzare che le relazioni precoci hanno un’influenza notevole sulla gestione emotiva di esperienze di perdita e lutto nell’età adulta che, come abbiamo visto, se prolungata nel tempo, sfocia nella patologia depressiva.

Così come la madre è vissuta dal bambino come base sicura da cui partire con fiducia e a cui poter tornare dopo ogni esplorazione dell’ambiente, il terapeuta rappresenta il ponte con la realtà, l’ancora di salvezza, il veicolo tra passato e futuro, un setting, ambientale e psicologico, dove rielaborare le proprie paure sui vissuti di perdita e abbandono, affinché si arrivi ad un processo di accettazione che porta la persona a ricostruire i propri ruoli in continuità con il passato, ma riuscendo a vivere la condizione attuale in maniera indipendente e libera.


Dott.ssa Antonella Buonerba

Docente di Teoria e Tecniche della Comunicazione e Relazione

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Dott.ssa Antonella Buonerba Psicologa, Psicoanalista, Prof.ssa di Filosofia e Scienze Umane
Salerno (SA) - Avellino - Napoli

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Iscritta all’Ordine degli psicologi della Campania n. 2635/A dal 25 maggio 2006
Laurea in Psicologia (indirizzo Psicologia clinica e di comunità)

 

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