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Lirica della motivazione: "La piccozza"

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Lirica della motivazione: "La piccozza"

In questa lirica di Giovanni Pascoli, l’autore racconta il suo travagliato percorso di uomo e di letterato.

Come, senza una guida, con il solo aiuto di una piccozza, lo scalatore arriva alla cima di un monte, così il poeta si è incamminato, da solo, per la sua strada, vincendo tutte le difficoltà della salita e raggiungendo la vetta con le sole sue forze.

Senso di solitudine e silenzio accompagnano lo scalatore lungo il cammino e trovano, nelle parole del poeta, un’espressione di forza e di dolore.

Lirica della motivazione

“Da me”!

Poiché né abbracci, né lacrime, né benedizioni, né provviste riposte nello zaino o sguardi accorati di commiato lo hanno accompagnato nel lungo cammino.

“Da me”!

L’amaro intercalare dà voce al suo pianto silenzioso confondendosi e perdendosi nel turbinio del pianto del mondo, nel dolore sordo del lutto che si annulla nell’ombra dell’umanità.

“Da me, solo e famelico,
per l’erta mossi rompendo ai triboli
i piedi e la mano.
Ascesi senza mano che valida mi sorreggesse,
né orme ch’abili io nuovo seguissi
su l’orlo di esamini abissi….”

La forza di volontà e la determinazione hanno scandito il ritmo dei passi del poeta, tentennando a volte, perché non c’era orma che indicasse la strada, né mano che lo sottraesse dalla frana del dirupo. Non voci ad accompagnarlo e tantomeno il conforto di un incoraggiamento, ma solo, con se stesso e con la sua fedelissima piccozza ha continuato su per l’erta del monte.

Scavandosi il fine ed il mezzo.

La piccozza è qui descritta non solo come l’attrezzo familiare agli scalatori, mezzo indispensabile per consentire l’ascesa e vincere l’impervietà della natura, ma rappresenta, anche, il premio sofferto nel raggiungerlo e, nel riflettere il balenare luminoso delle stelle dell’Orsa, diventa monito e traguardo per chi, sulle orme del poeta, intraprende il faticoso cammino.

A che vale tutto ciò?

Per discendere e ricevere lo scroscio degli applausi?

Gli onori e la gloria, effimeri doni della vita, potrebbero colmare la gioia di un momento.

Le ragioni del nostro cammino, invece, sono insite nei nostri stessi umili e faticosi passi…

“…ma per restar là dov’è ottimo restar,
sul puro limpido culmine,
o uomini; in alto
pur umile: è il monte ch’è alto;
ma per restare solo con l’aquile,…”

Lì, finalmente al culmine, grazie all’altezza stessa del monte, compiaciuto
e trionfante, il poeta, nella limpidezza del cielo e nel volo regale delle aquile, sublima
il dolore e trova il senso della morte , meta per una nuova rinascita.

La lirica vuole essere una sollecitazione per tutti quelli che, con amore e determinazione, intraprendono un cammino, un viaggio (dentro e fuori di sé) che li porterà alla realizzazione dei loro sogni.

La motivazione, quindi, è un grande atto di volontà che si sostanzia di passioni e di esempi di chi ci ha preceduto, legata all’intelligenza di chi sa affrontare, con coraggio, le intemperie della vita, ma, soprattutto, è essa stessa immagine di umiltà che non vuole essere arrendevolezza, rimanendo sempre viva dentro di noi, anche quando si rende necessaria l’attesa o il riposo.

Tutto, infine, assume il senso del dono: il maestro che tende una mano e che ha fiducia in te, gli incontri speciali che colorano i giorni, gli amici ai quali affidi la tua pena…

Anche la solitudine del poeta è un dono perché infonde la speranza e il coraggio di guardare oltre i limiti delle nostre vite quotidiane.

La sua scoperta, che ci svela realmente chi siamo, e la consapevolezza del rischio ci invitano a comprenderne il mistero profondo.

Dott.ssa Antonella Buonerba
Psicologa, Psicoanalista, Prof.ssa di Filosofia e Scienze Umane - Salerno (SA)

P.S. Questo articolo è dedicato al Prof. Peppino De Rose il quale, tanto tempo fa, mi omaggiò delle parole del Pascoli in segno della sua stima e del suo affetto.
Sono fortunata perché, ancora oggi, posso contraccambiare con gli stessi sentimenti.

 


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Dott.ssa Antonella Buonerba Psicologa, Psicoanalista, Prof.ssa di Filosofia e Scienze Umane
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Iscritta all’Ordine degli psicologi della Campania n. 2635/A dal 25 maggio 2006
Laurea in Psicologia (indirizzo Psicologia clinica e di comunità)

 

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